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Si può godere della guerra? di Ivan BATTISTA

Accademico Alessandro Ivan Battista

SI PUÒ GODERE DELLA GUERRA?

Di Ivan Battista * 

 

            L' ultimo intendimento freudiano della forza che spinge allo stato di quiete che precede la formazione dell'Io è affascinante, ma sicuramente non esaustivo come spiegazione del “piacere” che alcuni uomini sostengono di aver provato nell’uccidere altri uomini in guerra. La prima impostazione della teoria delle pulsioni freudiana era senz’altro più realistica e rivoluzionaria. In essa Eros è contrapposto alla Fame ed all’Istinto di conservazione. Però, per Freud, persistere in questa teorizzazione avrebbe sancito l’origine erotica delle distruzioni e dei massacri contro cui le pulsioni “egoiste” di autoconservazione non avrebbero potuto nulla. Dopo il terribile evento della grande guerra, per Freud sostenere la “moralità” della sua prima teoria delle pulsioni non era più possibile: secondo questa, nelle pulsioni “erotiche” si trovavano sia l’amore sia la morte.

 

C.G. Jung diverge decisamente sostenendo che l’opposto dell’Eros non è il Thanatos bensì il Phobos, cioè la Paura, parente molto prossima dell’Odio. L’avversario deputato a contrastare l'Eros quale forza della relazione e dello scambio, essendone il legittimo opposto, è il Phobos.  Seppure esistesse una forza che spingesse verso la distruzione e l'annullamento, essa non è da annoverarsi come naturale, come invece giunge ad asserire Freud. In biologia non esiste alcun essere che spinge verso la sua distruzione, anzi, al contrario. I pochi fenomeni esistenti in tal senso, in quanto eccezioni, sono oggetto di studio approfondito da parte dei biologi di tutto il mondo. 

       

L'ingenuo riportare l'uomo che uccide l’uomo alla sua istintualità animale è un'operazione semplicistica e fuorviante. Nessun essere combatte ed uccide il proprio simile in natura se non per assicurarsi la vita o lo spargimento del suo seme (la copula come atto fondamentale dell'Eros) e, quindi, la garanzia che il suo dna verrà riprodotto. Ecco la spiegazione della guerra. È la spinta profonda alla vita, ed all'egoismo che la sottende, la causa degli scontri e dei conflitti come la prima teoria freudiana delle pulsioni aveva ben compreso. Intanto l’essere umano diventa belva e carnefice dell’altro, in quanto vuole affermare la sua necessità di predominio, di controllo, di potere con le radici affondate nell'Eros che di essa si fa promotore. È la Paura di perdere tutto ciò che lo spinge all’Odio. Eros e violenza fanno parte della stessa matrice.

 

Secondo C.G. Jung, è anche la volontà di potenza a contrastare l’amore, pur essendone una sua espressione che tende, però, ad allontanarlo. Una grande contraddizione che origina dallo stesso punto. Queste precisazioni sono utili per comprendere la concezione che lo psicologo svizzero ha di Eros in quanto componente inconscia che può dirigere verso un moto di potenza. L’esempio classico è quando c'è bisogno di riconquistare una propria sicurezza minacciata dall'avvento di qualcosa (un portatore di altra cultura e quindi di altri "semi") che pone a repentaglio la propria identità, la sicurezza della propria comunità e dunque la ragion d'essere tout court.

 

Anni fa, l’uccisione di Osama Bin Laden ha prodotto nel popolo statunitense manifestazioni di esultanza. Il ricercato numero uno al mondo per terrorismo incarnava una minaccia culturale “diversa”, “mediorientale” in grado di danneggiare gravemente un’altra cultura: quella occidentale. Le manifestazioni di giubilo statunitensi sono comprensibili: morte e amore abbiamo capito che originano da uno stesso ceppo. Non sono, però, né accorte né condivisibili perché, così come ha detto assennatamente papa Benedetto XVI, di fronte alla morte non c’è esultanza.

 

Non è la morale che si oppone al principio per cui l'uomo trae piacere nell'uccidere il suo simile, ma la stessa biologia. Non si uccide soltanto perché non sta bene farlo. Quando avviene un omicidio, in genere il movente è collegato al vissuto dell’omicida che percepisce l’altro quale competitore, quale sottrattore di qualcosa di vitale. Non si prova piacere a farlo, come non lo provano gli animali in natura, tant’è vero che si evita di farlo se non in situazioni estreme. A detta del portavoce della Casa Bianca, infatti, il manipolo di incursori statunitensi avevano l’ordine di prenderlo vivo Osama, solo le avversità dello scontro a fuoco hanno prodotto un risultato diverso. Se l’uomo, in condizioni ordinarie, provasse piacere ad uccidere il suo simile si sarebbe estinto da un pezzo. Migliaia di soldati hanno ucciso, però in contesti esasperati. Di contro, milioni di persone convivono quotidianamente nelle metropoli in spazi anche ridotti, generatori di aggressività, e non si uccidono. Quando un gruppo di esseri umani si convince che il proprio Eros, cioè la propria incolumità, sia fisica che psichica, è messa in pericolo si costella ciò che Jung chiama Archetipo: una forza psichica profonda che può riferirsi sia al singolo che al collettivo con forti valenze d’alterità.

Non a caso la guerra ha alla sua base un principio paranoide più volte riconosciuto nella definizione dell'Altro come nemico da abbattere, pena la stessa sopravvivenza. La paranoia, in quanto mania di persecuzione, nasce dall'amore (secondo Freud con intendimento strettamente sessuale). Io amo quella persona o quel principio di vita, però questo sentimento non è accettabile perché quella persona o quel principio è tabù, cioè non ammessa/o alla sfera dei miei sentimenti (per cultura, per morale, per semplice impossibilità), allora la/lo temo, ne ho paura, la/lo odio e le/gli voglio fare del male. In tal modo, potrò "godere" di lei/egli, seppure diversamente.

 

È indubbio che alcuni uomini possano trarre piacere dal sopprimere i loro simili, basta leggere le confessioni dei soldati statunitensi reduci dal Vietnam. Qui, però, siamo nel campo del non consueto e della psicopatologia. L’assassinio non sopravanza soltanto i confini simbolici della legge della Civiltà, ma anche quelli delle leggi biologiche. L’omicidio, seppure in condizioni particolari come quelle fornite dalla guerra, appartiene allo stesso campo della Follia. E la guerra, in quanto serie di omicidi legalizzati da una convenzione tanto razionale quanto assurda, è il risultato di una irruzione dell’inconscio nella psiche di molti uomini; è essa stessa Follia.

L’essere umano che oltrepassa i confini della Legge del Bene e dell’Utile per votarsi al godimento rovinoso della distruzione è un soggetto portatore di quella Follia che origina dall’annullamento dei confini imposti dalla biologia e dalla morale che, della biologia, è una particolare espressione. Una certa "qualità" di morale è sempre esistita. I moderni studi di etologia mettono in risalto il principio di cooperazione nel mondo animale e la presenza di una moralità innata nei gruppi sociali più conosciuti.

 

Quando si parla di “godimento” nel dare la morte ad un proprio simile, si tocca qualcosa di molto profondo e nascosto che porta all’espressione della più oscura alterità, questo è vero. Ma allora dovremmo parlare di Ombra, di quell’archetipo che Jung sosteneva rappresentasse tutto ciò che non vorremmo essere. L’Ombra del singolo (o l’Ombra del collettivo) quando entra in azione, irrompe nella mente col suo potere destrutturante. La guerra, che spesso giustifica la concretizzazione dell’atroce “permettendone il godimento”, è la risultante di una lotta che è in primis psichica e non solo in termini di contrapposizione tra coscienza e pulsione, come sosteneva Freud, ma anche come scontro tra due elementi della psiche che soltanto con quest’urto giungono a distinguersi e a determinarsi.

Lo stato di coscienza e la ragione devono passare, gradualmente e dolorosamente, per il conflitto con l’alterità dell’Ombra per giungere all’autocoscienza e quindi alla differenziazione dell’inconscio: percorso soterico obbligato in grado di riconsegnare al proprio equilibrio mentale. Godere nel dare la morte è osceno e sadomasochistico. Chi uccide l’altro uccide se stesso, perché il primo altro in assoluto siamo noi. Quindi se si prova una sorta di piacere perverso in questo atto è vero pure che si proverà, al contempo, anche una sorta di dolore profondo.

 

Concludendo, così come godere nell’uccidere e nel distruggere è l’elemento straniero dell’umano psichismo naturale ed equilibrato, allo stesso modo dobbiamo necessariamente ricondurre alla psicopatologia ogni sorta di fascinazione per la distruzione e per il dolore che essa comporta.

 

* Psicologo, psicoterapeuta, saggista, scrittore, già docente S.M.O. (Scuola Medica Ospedaliera, Osp. Santo Spirito - Roma)

Accademia Angelica Costantiniana